I VENTIMIGLIA: CONTI DI GERACI

Linee antiche

 

Il territorio madonita - di grande importanza per le risorse e per la collocazione nodale nelle comunicazioni interne della Sicilia, fra il versante marittimo settentrionale e l'area centrale dell'isola; fra l'area occidentale e quella orientale - è teatro nel IX secolo di un'accanita controffensiva bizantina all'invasione musulmana, centrata attorno ai luoghi forti delle inaccessibili alture che ne caratterizzano la configurazione orografica.
Sicuramente densamente popolata in epoca musulmana - a partire dall'espugnazione nell'882 del castello di Ruqqah Basili (probabilmente S.Mauro), l'area delle Madonie vede l'impianto, in epoca normanna, di numerose signorie, che mostrano tendenze all'omogeneizzazione dei poteri sul territorio, congiungendo il dominio su diversi centri. Nel XII secolo, su Polizzi, Caltavuturo e Collesano si esercita la signoria della nipote di re Ruggero, Adelicia, mentre i Craon, famiglia imparentata con gli Altavilla, controllano Ipsigrò, Geraci, Gangi e Mistretta. L'unione matrimoniale di questi con i Candida, che tengono alte dignità a Corte, fa passare poi a questa famiglia i possessi madoniti, centrati attorno a Geraci.
Un discendente dei Candida, Aldoino, dopo due generazioni dall'unione con i Craon, sposa la sorella di Andrea Cicala, signore di Polizzi, esponente di un'altra famiglia di rango comitale, che aveva raccolto l'eredità signorile di Adelicia sulla parte più occidentale delle Madonie (Collesano e Roccella).
Ciò fino alla metà del XIII secolo, quando il dominio di Geraci viene avocato al demanio; pochi anni dopo (1247), una contea, un quadro territoriale di natura pubblica, inquadra i territori madoniti.
Isabella, figlia di Aldoino, rivendica tuttavia la signoria sulla "contea", soprattutto dopo il matrimonio con Enrico Ventimiglia, cui re Manfredi aveva concesso nel 1258 le Petralie, Bilici, Gratteri e Caronia. Questi opera dunque in tutta l'area madonita, usurpando i beni del vescovo, ed esercitando un protettorato di fatto su questi. Poco più tardi, ribellatisi agli angioini, i coniugi Ventimiglia subiscono la confisca dei domini. Dal documento di confisca può evincersi che il quadro territoriale definito dalla signoria protoventimiliana é molto più esteso dell'originario dominio geracense di Isabella: oltre ai possessi ottenuti legittimamente da Enrico (le Petralie con Bilici, Gratteri, Caronia con la sua foresta), dominio a vario titolo veniva esercitato su Tusa, Montemaggiore, Ipsigrò, Fisaula, probabilmente in relazione alle usurpazioni effettuate da Enrico ai danni del vescovato; ciò va peraltro considerato come tendenza comune a tutta l'aristocrazia militare che nella seconda epoca sveva inizia ad emergere come potenza territoriale. I limiti orientali del dominio di Enrico sono già definiti dal possesso di Caronia, mentre alcuni nuclei territoriali chiave sono riconoscibili nel versante meridionale (Petralia e Bilici), nella valle centrale (Fisaula, Ipsigrò), nell'area occidentale (Gratteri).
La definizione della contea è ormai consolidata, come risulta da un documento in cui Carlo d'Angiò conferma ad Enrico Ventimiglia "la contea di Geraci", oltre a Petralia, Gratteri e Caronia.
Nonostante la conferma angioina, d'altronde, né Enrico né il figlio si intitolano mai conti di Geraci, e la denominazione di "contea" risulta essere ancora ai primi del Trecento una partizione amministrativa di carattere pubblico: verso il 1290 il nuovo potere regio istituisce un Giustizierato regio denominato "della contea di Geraci e delle parti di Cefalù e Termini", mostrando sia il consolidamento della considerazione unitaria del territorio - sia pure ancora all'interno di un quadro pubblico - sia la sua stretta relazione con i due grandi centri demaniali dell'area.

Fra gli anni '40 e gli anni '60 del XIII secolo, fanno la loro comparsa nell'area madonita alcuni esponenti della famiglia ligure dei Ventimiglia: se un Oberto - nome inserito in pieno nella tradizione onomastica familiare - figura come corsaro a Cefalù nel 1239, la maggiore presenza è quella di Enrico, che sposa Isabella Candida, erede del dominio geracense dei Craon.
Enrico è l'esponente di spicco del casato ligure dei conti di Ventimiglia, coinvolti nelle vicende dell'immigrazione in Sicilia di elementi dell'aristocrazia e di coloni provenienti dall'Italia settentrionale, in collegamento con le relazioni matrimoniali instaurate dagli Altavilla con i marchesi Aleramici. L'insediamento di questi gruppi di "Lombardi" è concentrato prevalentemente in una vasta area della Sicilia centro-orientale, ma anche Polizzi, in pieno territorio madonita, diviene uno dei domini della contessa Adelicia, figlia del marchese di Monferrato e moglie di Ruggero è uno dei maggiori centri di attrazione per gli immigrati.
L'omonimo avo di Enrico era padre di un Guido, il cui figlio Oberto emigra pure in Sicilia assumendo il cognome Del Bosco e radicandosi a Trapani. L'altro figlio, Filippo, oltre al primogenito Enrico, ebbe come eredi un Oberto, un Guglielmo, un Filippo.
Questi nomi sono all'origine della tradizione onomastica dei Ventimiglia di Sicilia, che riprende da un lato quella del ramo ligure con i numerosi Enrico, Guglielmo, Filippo, Oberto (Bert), Guido, dall'altro quella delle famiglie Candida e Craon con gli Aldoino e i Ruggero. Nella vasta successione del primo Francesco figurano tutti questi nomi, rintracciabili anche - sia pure fra gli esponenti minori del casato -, nella recensio feudorum del 1408, a distanza di molte generazioni dall'unione matrimoniale fra le due famiglie.
L'ultima testimonianza del legame con le terre liguri di origine è della fine del Trecento, quando un Franceschino, figlio di un comes Ruggero - probabilmente un figlio di Francesco I che aveva raccolto una qualche eredità dei beni in Liguria - eredita dal padre sei castelli in "Lombardia" (Africo, Denua, Lavinio, Pozzalto, Montegrosso e Mendaga); di tali beni, tuttavia, non resta memoria ulteriore in relazione ai Ventimiglia siciliani

Vedi: Pietro Corrao Un dominio signorile nella Sicilia tardomedievale I Ventimiglia nel territorio delle Madonie (sec.XIII-XV) Un saggio ipertestuale

 

 

Guglielmo II Ventimiglia (+ 1250), Conte di Ventimiglia, Lozana e delle Alpi Marittime (+ 1250); più volte Genova nel corso del secolo precedente aveva ridimensionato le ambizioni dei Conti di Ventimiglia, ottenendone la sottomissione. Nel 1237 dopo la vittoria imperiale di Cortenuova, Federico II pretendeva l’omaggio di Genova, ma non l’ottenne. Egli aveva già cancellato ogni privilegio dei Genovesi in Sicilia, ma l’ostilità da quel momento divenne aperta; nel 1238 Genova assedia dal mare la rocca di Ventimiglia; nel 1242 Guglielmo II, Conte di Ventimiglia, con il figlio Enrico trasferisce la sua piccola corte in Sicilia presso l’Imperatore Federico II.

 =  Emma von Hoenstauffen of Schwaben, che le fonti indicano come figlia naturale dell’Imperatore Federico II di Svevia

 

A1. Enrico I (* 1226 + 1266), Conte di Ventimiglia (titolare), 1° Conte di Geraci e di Ischia Maggiore, Signore di Gangi e

       delle Petralie (1258), Signore di Gratteri ed Isnello (o Asinello), Capitano Generale degli Eserciti di Re Manfredi, Vicario

       del Regno a Napoli.

Primo esponente del lignaggio ligure dei conti di Ventimiglia dotato di domini territoriali in Sicilia.
L'insediamento nell'isola avviene a metà del XIII secolo attraverso il matrimonio con Isabella Candida, secondogenita di Aldoino, conte di Ischia e signore di Geraci, e di una discendente della famiglia dei Cicala, signori di Polizzi e di Collesano. Le famiglie di entrambi i genitori erano fortemente radicate nel territorio madonita, anche se, all'epoca del matrimonio, i territori di Geraci erano stati revocati al demanio regio. Nel 1258 Enrico viene però investito dal re Manfredi delle Petralie con il grande feudo di Bilici, di Gratteri e della foresta regia di Caronia, insediandosi stabilmente nel territorio su cui potevano gravare le rivendicazioni della moglie. Queste, però non sono testimoniate se non nel 1271, in epoca angioina, quando Isabella viene designata come "comitissa Geracii", titolo mai portato da Enrico e dal figlio Aldoino, che si fregiavano invece di quello di "comes Iscle maioris", derivato dall'eredità dei Candida. Probabilmente, il titolo rivendicato è una contaminazione della qualifica comitale dei Candida relativa ad Ischia con la denominazione di "contea" attribuita alla circoscrizione pubblica in cui erano stati inclusi i domini geracensi tornati al demanio.
Il Ventimiglia d'altronde svolgeva un ruolo di primissimo piano nella politica di re Manfredi, rivestendo le cariche di Capitano generale in Italia (1258) e di Vicario della Marca (1259-60). Le benemerenze acquisite presso la Corte regia erano probabilmente all'origine della tolleranza di cui godeva nelle sue azioni nell'area dei domini siciliani: è infatti ampiamente testimoniata una politica di usurpazioni ai danni della Chiesa di Cefalù, la maggiore detentrice di terre e diritti nell'area madonita (l'occupazione di Tusa e della sua tonnara, l'usurpazione dei pascoli a Malvicino, sulle colline nell'entroterra della città vescovile). Il rapporto egemonico instaurato con il potere ecclesiastico che controllava l'area madonita è pure testimoniato da una sorta di patronato esercitato sulla chiesa cefaludense, della quale faceva riparare il tetto in due occasioni (1261, 1263), lasciandovi testimonianza in alcune iscrizioni sulle travi. A ciò faceva riscontro l'esercizio di fatto di poteri signorili sui beni territoriali del vescovato, tanto che il vescovo denunciava nel 1270 che Enrico "tenebat dictam ecclesiam occupatam".
Con la fine di Manfredi e l'avvento del regime angioino, Enrico seguiva la sorte dell'aristocrazia ghibellina strettamente legata alla dinastia sveva: le difficoltà politiche sono segnalate da un processo del 1266 che lo obbliga al risarcimento del Vescovo di Cefalù per le usurpazioni dei pascoli di Malvicino, e culminano nel 1271 con l'esilio e la confisca dei beni.
Probabilmente, le usurpazioni delle rendite ecclesiastiche erano la conseguenza dell'esercizio di un vero e proprio controllo signorile sui centri abitati e sui territori dell'area madonita, visto che, al momento dell'esilio in terra iberica al seguito della regina Costanza, il re angioino confiscava a Enrico, oltre alle Petralie e Caronia, anche le terre di Geraci, Gangi, Castelluzzo, Ipsigrò, Fisaula e Montemaggiore.
Il ritorno in Sicilia coincide per il figlio di Enrico, Aldoino, con lo sbarco nell'isola di Pietro d'Aragona dopo il Vespro del 1282 e la fine del dominio angioino (il Ventimiglia figura nella cerchia dei maggiori nobili al seguito del re, fra i fideiussori di Pietro per il progettato duello di Bordeaux con Carlo), mentre Enrico torna nell'isola solo dopo l'incoronazione di Federico III (1296), e sembra oscillare fra fedeltà al nuovo sovrano e lo schieramento con Carlo, che nel 1300 gli conferma i possessi suoi e della moglie, ormai stabilmente definiti "contea di Geraci".
Questo riavvicinamento dovette essere solo temporaneo, dal momento che, pochi anni dopo, il nipote Francesco figura come uno dei maggiori sostenitori del nuovo re di Sicilia, contro l'angioino e lo stesso re d'Aragona.

= post 1242 Elisabetta de Candida dei Conti d'Ischia Contessa ereditaria di Geraci e di Ischia Maggiore Signora di Buscemi * 1226; + 1266

 B1. Pietro detto “Pietruccio” (+ premorto al padre).

 B2. Aldoino (+ naufragio nei pressi di Capo Palinuro mentre era al comando di tre galere aragonesi 5-9-1289), Conte di

        Ventimiglia (titolare) e di Ischia Maggiore, 2° Conte di Geraci, Signore delle Petralie, di Gangi, di Gratteri e di

        Isnello.

 B3. Enrico II (* 1245/1250 + 1300), Conte di Ventimiglia (titolare) e di Ischia Maggiore, 3° Conte di Geraci, Signore  

       delle Petralie, Gangi, Gratteri, Isnello, e Caronia; fonda la terra di Castelbuono ove erige un nuovo castello; privato

       di tutti i suoi feudi sia in Sicilia che in Liguria (vedialle di Oneglia) da Carlo d’Angiò, ne ottiene la reintegrazione dopo la

       guerra dei Vespri dal nuovo sovrano Federico d’Aragona, che lo invia come suo Ambasciatore a Genova nel 1299.

       = Jacona

 

  C1. Francesco I (+ cade all’assedio di Geraci, precipitando da una rupe del castello con il suo cavallo 1338), 4°

         Conte di Geraci (1308), 1° Conte di Collesano (1305), Barone di Gratteri, di Pettineo, Signore di Gangi, di

         Reggiovanni, delle Petralie, di Tusa, di San Mauro, di Pollina, di Caronia (1296) e di Castelbuono,

         Ambasciatore di Re Federico d’Aragona al Papa Giovanni XXII ad Avignone nel 1303, nel 1321 ottenne di

         titolarsi Conte “Dei gratia”, Gran Camerario del Regno nel 1336; vittima di un complotto fu accusato di fellonia e

         privato dei feudi.

         a) = 1315 Costanza Chiaramonte, figlia di Manfredo I 1° Conte di Modica e di Isabella Musca (o di una

    Beatrice), ripudiata nel 1322 (questo divorzio provocò una faida con la famiglia Chiaramonte);

b) = Margherita d’Antiochia (* ca 1285), figlia di Corrado I, Principe titolare d’Antiochia, Conte di Capizzi,

    di Celano, di Alba e di Beatrice Lancia dei Conti di Butera e zia di Federico d’Antiochia, morto nel

    1337, marito di Margherita de Cunsolo, che invece diversi storici indicano come madre degli undici figli

    di Francesco Ventimiglia, del quale poi da vedova sarebbe diventata la moglie, benché anche questi

    morisse l’anno dopo nel 1338.

 

     D1. [ex 2°] Emanuele (+ 1362), reintegrato nei possedimenti paterni, 5° Conte di Geraci, Signore di

                            Gangi, di Regiovanni e del castello di Sperlinga (investito nel 1354), Signore di Tusa , di Caronia e di

     Castelbuono.

= N.N.

 

       E1. Francesco (+ ante 1362).

 

      D2. [ex 2°] Francesco II (+ 1391), 2° Conte di Collesano dal 1354, 6° Conte di Geraci dal 1362, Barone di

             Gratteri, Capitano a Guerra e Castellano di Polizzi nel 1356, Signore delle Petralie, di Pollina, di San

             Mauro ed d’Isnello dal 1377, Barone di Ganci, di Reggiovanni, Signore di Tusa, di Caronia e

             Castelbuono, Gran Camerario del Regno di Sicilia dal 1353, Vicario del Regno di Sicilia nel 1377.

             = 1350 Elisabetta, figlia di Niccolò di Lauria Signore di Taormina e di Albertina Abbate (vedi/see)

 

       E1. Aldoino (+ premorto al padre).

       E2. Enrico (+ 1398), 7° Conte di Geraci (investito nel 1392), Signore di Gangi, di San Mauro, di

             Castelluccio, di Tusa, di Pollina e di Castelbuono; ribelle subì la confisca dei beni, restituiti poi da Re

             Martino nel 1394

a)      = 1362 Costanza, figlia di Enrico II Rosso Conte di Aidone e Maestro Razionale del Regno

         di Sicilia e di (+ ante 1375) (vedi/see)

b)      = 1375 Bartolomea d’Aragona, figlia di Bartolomeo Conte di Cammarata e Barone di Militello

c)      = Giovanna di Tocco, figlia di Leonardo I Conte Palatino di Cefalonia e di Maddalena

         Buondelmonti (+ post 1352) (vedi/see)

 

       F1. [ex 2°] Giovanni I (* 1382 + Castelbuono 1473), 8° Conte di Geraci (investito il 1408) e 1°

             Marchese di Geraci (investito nel 1448), Signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, S. Mauro, Pollina,

             Caronia nel 1412), Pretore di Palermo nel 1416 e 1417, Grande Ammiraglio del Regno, Viceré di

             Sicilia 1430/1432 e Viceré di Napoli, Generale di Santa Romana Chiesa, fu capostipite dei

             Marchesi di Geraci e Principi di Castelbuono

       F2. [ex 2°] Elisabetta, ebbe in dote la Portulania di Girgenti.

             = 1411 Gualtierio Paternò e Spadafora 5° Barone di Burgio e Imbaccari (vedi/see)

 

      E3. Isabella

             = 1362 Giovanni Chiaramonte e Moncada dei Conti di Modica

      E4. Eleonora

            = (matrimonio dubbio) Giacomo d’Aragona, Barone di Caccamo, Calatafimi, Alcamo, Sortino,

               Clafani, Manfrida e Mussomeli, Gran Connestabile del Regno d’Aragona, Vicario della Val di

               Mazzara (+ Perpignano 1408).

      E5. Jacopella o Giacomina

            = 1361 Matteo Chiaramonte e Moncada 6° Conte di Modica e Gran Ammiraglio del Regno di Sicilia

                (+ 1377).

      E6. Antonio (+ esule a Malta 1415), 3° Conte di Collesano (investito nel 1392), Barone di Gratteri,

            Signore della Roccella, delle Petralie, di Isnello, di Bilichi, di Caronia e del suo castello, Vicario del

            Regno nel 1390 e Gran Camerario nel 1392; ribelle alla corona dei Martini, morì esule.

a)      = Margherita Peralta, figlia di Guglielmo Conte di Caltabellotta e di Eleonora d’Aragona dei Duchi

         d’Atene

             b)   = Elvira, figlia di Matteo I Moncada 2° Conte di Adernò (vedi/see)

 

       F1. [ex 1°] Francesco (+ 1452), Barone di Gratteri e del suo castello (1418), Signore della Roccella,

             diseredato dal padre della Contea di Collesano; fu capostipite dei Conti di Prades.

       F2. [ex 1°] Giovanni, lottò insieme al fratello per riottenere la Contea di Collesano.

              = N.N.

       F3. [ex 2°] Enrico (+ premorto al padre).

       F4. [ex 2°] Costanza, erede della Contea di Collesano, della terra d’Isnello, delle Petralie, ecc.

              = Gilberto Centelles Conte di Valenza poi Conte di Collesano, con la terra d’Isnello, ecc.

 

      E7. Eufemia

             = 1373 Manfredi III Chiaramonte 7° Conte di Modica (1377), Barone di Alcamo, Bivona,

                Calatabiano, Cefalù, Erice, Mistretta, Mussomeli, Nicosia, Partanna, Polizzi, Siculiana, ecc.

                (+ 1391)

       E8. Francesco Uberto  detto Chicco, dapprima diseredato per aver rifiutato il sacerdozio, ottiene poi la

             Signoria di Bordonaro (1396) e di Reggiovanni. Diede origine ai Ventimiglia di Recalciaditi.

             = N.N.

 

      D3. [ex 2°] Guido, Signore di Malta e Gozo, ricoprì le cariche di Prefetto di Trapani nel 1361 e castellano di

             Piazza.

      D4. [ex 2°] Guglielmo, Signore di Ciminna (1371).

             = N.N.

 

       E1. Guglielmo, Signore di Ciminna.

             = Giovanna Moncada, figlia di Guglielmo Raimondo III 3° Conte di Augusta e di Stefania Carros (vedi/see)

 

       F1. Isabella, erede della Signoria di Ciminna.

             = il cugino Giovanni I Ventimiglia 1° Marchese di Geraci (vedi/see)

 

      D5. [ex 2°] Isabella

             = Enrico Rosso Conte di Aidone (vedi/see)

      D6. [ex 2°] Ruggero, Governatore della terra di Aurigo in Liguria nel 1333.

      D7. [ex 2°] Aldoino, nel 1377, al comando di una flottiglia angioina partita da Napoli, approdò in Sicilia nel

             tentativo di riconquistare le terre paterne, ma fallì e morì esule a Napoli.

      D8. [ex 2°] Giovanni o Giordano, diede origine ai Ventimiglia di Montemaggiore

      D9. [ex 2°] Filippo, Barone di Pettineo, Signore di Riesi e Cipolla.

             = Costanza Abbate

 

       E1. Antonio, Signore di Riesi e Cipolla (investito nel 1453).

       E2. Filippo  Barone di Pettineo

             = N.N.

 

        F1. Andrea detto Andreotto, Signore di Riesi e Cipolla, muore senza eredi

        F2. Maria, erede della Baronia di Pettineo (investita nel 1475) e del feudo di Cipolla.

              = Artale de Cardona, Conte di Collesano

        F3. Ilaria, eredita dal Fratello la Signoria di Riesi.

 

      D10. [ex 2°] Antonio, diede origine ai Ventimiglia di Sinagra

      D11. [ex 2°] Federico, Signore del castello e della Baronia di Sperlinga, che compra dal fratello Emanuele

               nel 1360.

               = N.N.

 

         E1. Giovanni, Signore del castello e della Baronia di Sperlinga (investito nel 1408), Signore di Ucrìa e di

               Maniace, Pretore di Palermo.

               = Agata Peralta e Chiaramonte

 

         F1. Federico, Capitano di Giustizia a Palermo, Pretore di Palermo nel 1422 e 1423.

               = Margherita Bonifacio, erede dei castelli di Calvaruso e Monforte e del casale di Benso

         F2. Isabella, erede della Signoria di Ucrìa e del castello di Maniace.

               = Gabriele Abbate e Chiaramonte, investito di Ucrìa e Maniace nel 1453.

 

    C2. Bellina (+ post 1311)

           = forse Pietro Ferrandi

 

       B4. Guglielmo, Signore di Buscemi per eredità materna, diede origine ai Ventimiglia di Buscemi e di Passaneto

 

A2. Elisabetta

       = 1246 Enrico I Rosso Conte di Aidone e Signore di Cirami (vedi/see)

 

 

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