Studi e Fonti Documentarie della Società Genealogica Italiana

 

Cirella e il convento dei Minimi - nota storico-genealogica

 di Marco Lupis Macedonio Palermo di Santa Margherita

 

Una qualche consistenza e rilevanza delle fonti scritte su Cirella si ha con gli albori del XV secolo, quando il nucleo abitativo conta 66 fuochi, pari a circa 660 abitanti. La crescita demografica continua fino alla fine del ‘500, con 100 fuochi (1000 abitanti) nel 1595. Dopo di che il declino si fa continuo e inarrestabile, fino alla metà del  ‘700. in coincidenza con un periodo di attacchi corsari. Poi il Centro si spoglierà definitivamente dopo il cannoneggiamento in età francese, quando gli abitanti superstiti si trasferiranno nell’attuale Cirella, frazione del Comune di Diamante.

Il piccolo centro antico, dunque, sembra chiudere la sua parabola con l’eversione della feudalità, così come sulla feudalità stessa era fino ad allora vissuto.

E proprio ripercorrendo le vicende feudali di Cirelli sarà possibile risalire a maggiori notizie sulla fondazione del Convento dei Minimi, come si vedrà in seguito.

L’iter feudale di Cirella inzia infatti con notizie non discontinue a partire dalla metà del ‘400, quando Gerolamo de Loria o di Lauria, della stessa famiglia del celebre ammiraglio Ruggero, gia barone di Aieta e Tortora, viene in possesso delle terre di Cirella e San Giacomo di Sessano, portate in dote dalla moglie, Margherita Pascale che le aveva ereditate dal padre, Cola Francesco.

A seguito della nota ribellione di questo Gerolamo de Lauria, Giovanni delli Monti o de Montibus entra in possesso di Cirella, Aieta e Tortora con privilegio dato da Re Ferrante II nel 1496, e le trasmette all'unica figlia Margherita la quale, insieme al marito Marcello Colonna, si affretta però ad alienarla a Bertoldo Carafa, barone di Fiumara del Muro, che il 12 febbraio 1509 acquista i feudi di Cirella, Aieta e Abatemarco con regio Assenso.

Dopo una breve parentesi in cui i di Lauria, nella persona di Francesco, figlio primogentio dei predetti Girolamo e Margherita Pascale, rientra in possesso del feudo, questo viene finalmente in potere della nobile famiglia Pellegrino, che legherà la sua storia a quella del Convento dei Minimi.

Girolamo Pellegrino, che aveva già acquistato il feudo di Abataemarco nel 1525, quattro anni dopo, nel 1529, acquista anche la terra di Cirella, ricaduta alla Regia Corte per la ribellione di Francesco di Lauria, di cui si è detto. Ma, compromessosi anch’egli, a torto o ragione, nella stessa ribellione del 1528, Cirella ed Abatemarco gli vengono confiscate e nuovamente incamerate dalla Corona.

Ma Antonia Brancaleone, moglie di Girolamo Pellegrino, forse a titolo di transazione riuscì a rientrare in possesso della terra di Cirella, pagandola alla Regia Corte 7500 ducati, ed ottenendone il Regio Assenso nel 1532.

Sarà proprio sua figlia quella Margherita Pellegrino che ebbe in dote Cirella nel 1537 in occasione del suo matrimonio con Cesare Scaglione, patrizio di Cosenza e futuro barone di Pittarella, a fondare il Convento dei Minimi nel 1545, intestato a Santa Maria delle Grazie, per intervento di Padre Agostino da Crotone, come si apprende dal Padre Fiore, che nella sua opera Della Calabria Illustrata, lo descrive come sito “extra moenia e (...) distante dalla terra di Cirella un terzo di miglio in circa (...)”.

Il possesso di Cirella da parte dei Pellegrino, però, sarà di breve durata. Infatti con la morte della suddetta fondatrice, Margherita, avvenuta in data 3 settembre 1558, il feudo passerà alla figlia Zenobia Scaglione, con significatoria di rilevio dell’11 ottobre 1559.

Successivamente la storia feudale di Cirella vedrà protagoniste parecchie famiglie, a cominciare da quella dei Galluppi, futuri marchesi di Sitizano, i quali la acquisteranno proprio da Zenobia Scaglione per la somma di ducati 21.000, nella persona di Antonello Galluppi, barone di Joppolo e patrizio di Tropea.

Cirella resterà alla famiglia Galluppi fino agli inzi del 1600, quando Francesco la venderà a tale Camillo Zampaglione, passando poi alle famiglie Manriquez de Lara, Ametrano, Sanseverino ed infine ai Catalano Gonzaga, che ne avranno il possesso feudale fino all’eversione della feudalità con il barone Clemente, che ne fu ultimno intestatario, nato a Cirella nel 1777 e morto ivi in giovane età il 9 novembre 1817.

I Catalano Gonzaga costruiranno la splendidda villa che ancora oggi porta il loro nome e si renderanno protagonisti del trasferimento del vecchio nucleo abitativo nella ubicazione attuale.

Interessante notare che il semplice titolo onorifico di baroni di Cirella restò però ai Galluppi, che pur dopo la vendita del feudo ne vennero nuovamente insigniti nella persona di Ansaldo Galluppi da Re Carlo III di Borbone, con diploma dato a Palermo il 15 settembre 1748.

 

Molto poco è dato sapere sulla famiglia dei fondatori del convento, i Pellegrino appunto, a parte il possesso feudale delle terre di Abatemarco e Cirella. A questa famiglia dovette con ogni probabilità appartenere quel Giuseppe Pellegrino, Utroque Jure Doctor, originario della vicina San Marco, che fu Esaminatore Sinodale, e che divenne canonico della Cattedrale per l’avvenuta morte di don Matteo Salvucci.

 

Interessante notare che Cirella ha avuto una sua vitalità sociale non appiattita dal regime feudale e che si può in qualche modo riconsocere anche nell’impianto urbaninistico e architetotnico dell’antico centro, che non si può definire ne’ uniforme ne’ tantomeno povero. E anche la costruzione del Convento dei Minimi sembra sostenere questa intuizione. Suffragata peraltro dai “Capitoli” stipulati nel 1568 tra l’Università di Cirella e la feudtaria Zenobia Scaglione, un testo dove si può ravvisare la possibilità di una certa indipendenza per i cittadini di Cirella, liberi di praticare i loro commerci, di acquistare beni mobili e immobili, nellàuso dei mulini e trappeti anche non baronali, in un rapporto di compartecipazione attiva al potere locale, molto lontano dallo spettro dei cosiddetti abusi feudali.

Marco Lupis Macedonio Palermo di Santa Margherita

 

 

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