FILANGIERI

 

Linea dei Conti di Avellino

 

 

 

 

Aldoino Filangieri “de Candida” (+ 1294), miles, Signore di Candida ante 1269, Signore di Abriola investito ante 25-1-1272, esentato dal servizio in Morea l’11-2-1272 dietro il pagamento di 13 once e 10 tarì, partecipa alla guerra contro i Paleologo di Bisanzio nel 1277, Giustiziere di Bari fino al IX-1284, Maestro Razionale della Regia Corte dal 22-9-1284. Sposa post 1250 Giordana di Tricarico (Sanseverino), figlia di Giacomo II Signore di Solofra, Serino e Abriola (viveva vedova 26-7-1298/12-9-1299/15-1-1306) (vedi/see), che ereditò i feudi della sua linea.

 

 

A1. Sinfredina

       = (Regio Assenso: 12-5-1269) Pietro Capece Galeota Signore di Serpico, Patrizio Napoletano

A2. Riccardo de Candida (+ [poco dopo 20-2]-1321), Signore di Candida e Lapio investito nel 12-1284, combatte

contro gli aragonesi nel 1300 cadendo prigioniero in Sicilia (liberato nel 1301 con uno scambio di prigionieri); Signore di Abriola e Solofra.

       = (al momento delle nozze ebbe dal marito come dote 1/3 dei feudi di Abriola, Candida e Solofra) Francesca della

 Marra (vivente 13-4-1323/18-11-1324).

 

       B1. Filippo de Candida (+ 15-2-1372, sepolto nella chiesa degli Agostiniani di Candida, da lui fondata nel

1366), Signore di Candida, Lapio, Abriola e Solofra (investito nel 1330), menzionato come Ciambellano e famiglio del Re Roberto I di Sicilia nel 1334, ebbe una lite per il dominio del feudo di Lapio (parte del feudo di Candida) con il cugino Riccardo che infine glielo vende l’8-12-1341.

a)      = 1331 ca. Maria di Capua, figlia di Giacomo Gran Protonotario del Regno di Sicilia e di Roberta

         Gesualdo Signora di Gesualdo (* post 1300 + post 10-10-1343/ante 10-12-1345) (vedi/see), già vedova di

         Enrico di Capresio – ebbe privilegio il 20-10-1342 di succedere nella baronia di Gesualdo all’esclusione

         del feudo di Paterno a patto che la sorella fosse morta senza eredi (Privilegio confermato a titolo

         postumo ai figli il 10-12-1345) – ebbe una lite per la successione sul feudo di Paterno ed in cambio della

         rinuncia ottenne la somma di 40 once più altre 50 once sulle rendite del feudo di Montalbano (Privilegio

         del 30-8-1343, confermato il 10-12-1343);

b)      = Ilaria Concublet, figlia di Nicola Signore d’Arena e di Caterina Sanseverino (vedi/see)

 

C1. (ex 1°) Giacomo detto “Cubello” (+ poco dopo 1392), Signore di Candida, Abriola, Solofra e Frigento

dal 1372, fu procuratore del padre in una donazione del 31-10-1365, seguace del Re Carlo III di Sicilia nel 1381, Giustiziere della Basilicata verosimilmente dal 1381 (prorogato da Re Carlo III con Privilegio del 30-1-1382); investito di Avellino dal (poco prima 10-3) 1382 (feudo confiscato ai del Balzo), Signore di Frigento, Chiusano Castelvetere e Santo Mango, 1° Conte di Avellino (in realtà 8° se si considera la successione dai del Balzo) e Maresciallo del Regno di Sicilia dal 1392, compra il feudo di Montemarano con Regio Assenso del 17-4-1382, compra il castello di Tito con Regio Assenso del 17-10-1382, investito del feudo di Pietraperciata l’8-12-1382, Ciambellano di Re Ladislao I.

       = Giovanna (Giovannella) Minutolo, figlia di Lanzillo, Patrizio Napoletano, e di Maria d’Aquino – ebbe

30 once in occasione del suo matrimonio come dote dal marito sul feudo di Lapio; fu tutrice del nipote Matteo Riccardo ed ebbe una causa con la nuora e il nipote Giovanni Nicola nel 1409 per il pagamento di parte della dote che le spettava sulle rendite di Paterno.

 

       D1. Giacomo Nicola (+ poco prima 5-7-1400), 2° Conte di Avellino, Signore di Candida, Frigento,

Abriola, Montemarano, Tito, Pietraperciata, Castelvetere, Solofra, Santo Mango alla morte del padre; fu partigiano del Duca Luigi II d’Angiò e nel 1399 difese Avellino dalle truppe del Re Ladislao I di Sicilia.

              = Francesca Sanframondo dei Conti di Cerreto (figlia o sorella del Conte Nicola ?) (+ post 1409).

 

              E1. Giacomo Nicola II (+ ca. 1409), 3° Conte di Avellino, Signore di Candida, Frigento, Solofra,

Abriola, Montemarano, Tito, Pietraperciata, Castelvetere e Santo Mango sotto tutela della madre (investito il 5-7-1400).

    E2. Aldoino (+ giovane ca. 1409, poco prima del fratello Giacomo Nicola).

    E3. Giannuccio (+ giovane ca. 1409, morì nel giro di 8 giorni dal fratello Giacomo Nicola).

    E4. Urbano (+ giovane ca. 1409, morì nel giro di 8 giorni dal fratello Giacomo Nicola).

    E5. Caterina (* 1399 ca. + poco dopo 1432, sepolta nel monastero di Montevergine), 4° Contessa di

Avellino, Signora di Chiusano, Santo Mango, Caivello, Frigento, Orta e altri feudi dal 1418. Alla morte del fratello Giacomo Nicola senza discendenza, Re Ladislao I di Sicilia fece ricadere i beni della famiglia al Regio Fisco ignorando le pretese di Filippo Filangieri, vendendoli o concedendoli ad altri, con privilegio per i nuovi proprietari di non essere molestati nel possesso. Ma anni dopo la nuova sovrana, Giovanna II, autorizzò il matrimonio di Caterina Filangieri con il suo favorito Sergianni Caracciolo dando anche seguito alle pretese del Caracciolo, desideroso di ottenere il possesso della ricca eredità della moglie. La decisione regia di autorizzare la successione in via femminile ebbe come conseguenza la nascita di una violenta lite tra Caterina da una parte e lo zio Filippo e il cugino Matteo Riccardo dall’altra. Giovanna II allora propose di definire la questione in sede giuridica istituendo una commissione presieduta dal Gran Cancelliere del Regno Marino Boffa e formata da illustri giuristi: Giovanni Montemagno e Pietro di Pistoia, Giudici della Gran Corte Vicaria; Giovanni Arcamone, Giudice d’Appello della Gran Corte Vicaria; Biagio Cisto, Carlo Gaeta, Gurello Caracciolo e Carlo Monticello, Dottori in legge, il Giudice Giacomo Griffo e l’Abate Rinaldo Vassallo. La commissione, costituita da magistrati ligi al volere della sovrana e istruiti di proposito (ricordiamo tra l’altro che Marino Boffa era uno dei tanti amanti di Giovanna II e Gurello Caracciolo era parente di Sergianni), fu favorevole a Caterina Filangieri. Tralasciando la distinzione tra beni burgensatici e feudali che furono accumunati in un tutt’uno, fu stabilito: 1) la successione in via femminile in mancanza di eredi maschi escludendo gli zii; 2) che per coloro che seguivano lo jure francorum la sorella veniva esclusa dalla successione nel caso avesse avuto dei beni in eredità dal fratello; 3) che per coloro che seguivano lo jure longobardorum la sorella succedeva se veniva dotata di beni dal padre. Da ciò se ne dedusse che Caterina succedeva nei feudi dinastici avendo ricevuto 800 once di dote dal padre da pagarsi sui “beni” di famiglia. La risoluzione fu emanata in forma di legge con il nome di Prammatica Filangeria a Castelnuovo di Napoli il 19-1-1418. La Regina Giovanna II, con Privilegio del 22-1-1418 (confermato il 10-12-1418), permise a Caterina Filangieri di fare causa contro i possessori dei beni di famiglia concessi da Re Ladislao I, obbligandoli alla restituzione. La Prammatica Filangeria fu ricordata dal Principe Gaetano Filangieri nel suo celebre saggio politico “La scienza della legislazione” (1780/1783) come prototipo di abuso legislativo relativo alle successioni. Dopo l’assassinio del marito, Caterina subì la confisca di Avellino e di altri feudi minori il 29-8-1432.

          = poco prima 1418 Giovanni/Sergianni Caracciolo del Sole 1° Duca di Venosa (vedi/see)

 

       D2. Costanza

    = (contratto 8-8-1387) Guglielmo III di Tocco Conte di Martina e Signore di Montemiletto (vedi/see)

       D3. Lancillo(tto) (+ testamento: 5-9-1399), Signore di Prata e San Barbato, ereditate al fratello Riccardo.

       D4. Riccardo (+ 1408), Signore di Prata e San Barbato dal 1399, Signore di Montaperto con Lentace e

 Mancusi, Camerario del Re Ladislao I di Sicilia.

              = 1401 N.D. Berarda (o Verdella) Origlia Patrizia Veneta, figlia del N.H. Gurrello 1° Conte di

Acerra, Gran Protonotario del Regno di Sicilia, Patrizio Napoletano e Patrizio Veneto, e di Clemenzia Mele (+ post 1408) (vedi/see)

 

              E1. Matteo o Matteo Riccardo (+ post 13-1-1476/ante 12-8-1480), Signore di Montaperto con

Mancusi e Lentace e San Barbato dal 1408 sotto tutela dell’ava Giovanna Minutolo; cede i suoi diritti sul feudo di Santa Maria Ingrisone ad Algiasio di Montefuscolo il 13-5-1432; Signore di Santa Croce e San Nicola de Calcidis (o de’ Carcisi) (nel 1480 il primo feudo era passato per il possesso di Bartolomeo de Colanello e Nicola de Almellino, il secondo a Pietro de Candida e Troiano Spinelli); nel 1418 parteggiò per lo zio Filippo nella contesa con la cugina Caterina Filangieri.

                    = Giovanna Origlia, figlia di Gurone, Patrizio Napoletano e di Margherita Sannazzaro (vedi/see)

 

                     F1. Berardino (+ di peste 1528), Signore di Montaperto con Mancusi e Lentace (investito:

Castelnuovo di Napoli 16-5-1485), possedeva ½ del feudo di San Nicola de’ Carcisi, Signore di San Barbato, Capurso e Parete; il monastero di Montevergine gli pagava un tassa di 3 ducati, 5 tarì e 19 grana; parteggiò per i francesi invasori nel 1528.

   = Marta delle Vigne, nobildonna di Capua

 

   G1. Giulia (+ di peste 1528).

   G2. Lucrezia (+ di peste 1528).

 

 

F2. Filippo, Signore di Mancusi e Lentace che comprò dal fratello l’11-11-1512 (Regio Assenso:

 29-11-1512), apparteneva al patriziato napoletano.

     = Giulia, figlia di Niccolò Cutillo

 

     G1. Niccolò Antonio (+ 4-12-1547), Signore di Mancusi e Lentace (Rilevio: 8-8-1543),

Patrizio Napoletano; mosse lite a Giovanni Angelo Pisanello, che aveva comprato il castello di Montaperto, perché pretendeva che questo gli pagasse la dote di “paraggio” della zia Berarda Filangieri della quale era erede.

            = Vittoria Griffo dei Baroni di Calvi, tutrice dei figli

 

            H1. Giovan Tommaso (+ pcoo prima 29-10-1593), Signore di Mancusi e Lentace

 (Rilevio 1548), possedeva anche il feudo di Aufieri; questo e gli altri feudi furono venduti dalla madre ad Antonio Bilotta con Regio Assenso del 7-9-1553; Patrizio Napoletano. Lasciò erede il cugino Pirro.

            H2. Giovan Battista, Patrizio Napoletano.

            H3. Alfonso, Patrizio Napoletano.

            H4. Costanza

 

     G2. Ferrante, Patrizio Napoletano, fu tutore dei nipoti; aggregato al patriziato di Benevento.

            = Geronima d’Auria, nobildonna di Lucera

 

            H1. Pirro, Patrizio Napoletano e Patrizio di Benevento; ereditò i beni del cugino Giovan

Tommaso il 29-10-1593.

    = Vittoria del Tufo, figlia di Marcantonio 13° Barone di Tufo e di Porzia Riccio (vedi/see)

 

    I1. Marcantonio (+ caduto all’assedio di Casale 16…), Patrizio Napoletano e

Patrizio di Benevento; alfiere di fanteria spagnola nella compagnia di Muzio d’Afflitto in Piemonte.

    I2. Filippo (+ Napoli 22-7-1645, sepolto ivi nella chiesa della Vittoria dei Padri

Teatini), Patrizio Napoletano e Patrizio di Benevento; Commissario Generale di cavalleria con Patente: Napoli 29-9-1637, Maestro di Campo e Aiutante Reale, Colonnello di cavalleria spagnola.

 

                     F3. Berarda

                           = …………. Pisanelli                                        

 

       D5. Filippo detto “il Prete” (+ giustiziato ad Aversa [poco dopo 10-8] 1426), da giovane fu chierico,

Capitano della terra di Candida dal 22-2-1413; fece opposizione alla nipote Caterina e pretese alla successione sul feudo di Avellino nel 1418, appoggiò le pretese del nipote di Tocco e con questo occupò il feudo di Montemiletto nel 1419; pretese il feudo di Solofra nel 1417 contestando il possesso alla famiglia Zurlo; si oppose anche a Sergianni Caracciolo, che lo dichiarò ribelle, lo fece imprigionare e infine uccidere.

       D6. Caterina

              = Leonetto Caracciolo Signore di Pisciotta (vedi/see)

 

C2. (ex 1°) Antonio (+ infante).

C3. (ex 1°) Riccardo (+ infante).

C4. (ex 1°) Roberta (+ infante).

C5. (ex 1°) Martuccia detta “Mariella” (+ ante 20-10-1390)

       = Guglielmo della Leonessa Signore di San Martino e Montemarano (vedi/see)

C6. (ex 2°) Maria (+ post 1401)

       = post 1360 Antonello Ruffo Signore di Condojanni (vedi/see)

C7. (ex 2°) Giovanni, per la sua discendenza vedi Parte III.

C8. (ex 2°) Pietro (+ ca. 1400), Signore di Castelvetere, che lascia in eredità al fratello Giovanni.

 

       B2. Martuccio (+ giovane, post 1321), minorenne nel 1321; investito di Abriola per donazione paterna (Regio

  Assenso del 28-8-1320).

       B3. Giovanna detta “Giovannella” (+ giovane, post 1321), minorenne nel 1321.

       B4. Costanza, nel 1321 era minorenne.

              = Ruggero del Tufo Barone di Chiusano (vedi/see)

       B5. Giordana (+ giovane, post 1321), minorenne nel 1321.

 

A3. Adamo

       = (Regio Assenso: 11-11-1283 – dote di 103 once d’oro) Nerva (o Renza) della Marra, figlia di Angelo Maestro

 Razionale della Gran Corte

A4. Ruggero detto Rogereno (+ post 18-11-1324), Cavaliere, combatte contro gli Aragonesi nel 1289, investito di

 Marmore e del castello di Viticio poco prima del penultimo di giugno 1304, tutore dei nipoti nel 1321.

       = Tommasa, figlia del qm. miles Ruggero di Vietri Signore di Vietri (+ poco prima 8-3-1311), investita di 1/3 del

 feudo di Vietri more francorum con Regio Assenso il 4-5-1309.

 

       B1. Francesco (+ ante 26-10-1334), Signore di Vietri investito l’8-3-1311, probabilmente aveva anche delle parti

 del feudo di Lapio in condominio con i cugini.

  = Luisa d’Ervilla, tutrice dei figli insieme a Goffredo di Morra, il 26-10-1334 la tutela passa a Guglielmo

 Ruffo

 

  C1. Riccardo (vivente 19-6-1334, 8-12-1341, 10-5-1343), Signore di Lapio e Signore di Vietri, ebbe lite per il

possesso di Lapio e infine decise la vendita di questo feudo al cugino Filippo l’8-12-1341.

         = Luisa Ruffo, figlia di Guglielmo 1° Conte di Sinopoli e di Caterina Scripari di Alemania Signora di

Corbazio (vedi/see)

  C2. Enrico

 

A5. Giordano, capostipite dei de Candida.

A6. Olimpia

       = (poco prima 13-IX) 1299 Simone del Tufo 3° Barone di Tufo (vedi/see)

A7. Angela, in occasione del suo matrimonio il fratello Riccardo chiese una sovvenzione ai propri vassalli.

       = 1308 Bernardo Caracciolo del Sole, Patrizio Napoletano (vedi/see)

 

 

 

 

INDICE DELLE FAMIGLIE NOBILI DEL MEDITERRANEO